Dio ci guida a puntare in alto.
"Togli prima la trave dal tuo occhio e allora potrai vederci bene nel togliere la pagliuzza dall'occhio del tuo fratello". Gesù ci propone oggi un Vangelo piuttosto ostico, con il desiderio – da parte sua – di lasciare che le beatitudini dirigano la nostra vita. Vi ricordo, però, questo dato fondamentale della vita cristiana: la vita morale è conseguenza di un incontro, non uno sterile moralismo, la legge di Dio, ricorda san Paolo è opera del Signore, non fatica vana come l'obbedire esternamente ad una norma. È un po' come quando i ragazzi si prendono una cotta: la prima cosa che salta agli occhi è che si curano di più, si tengono in ordine, diventano improvvisamente puntuali: perché innamorati. Gesù ci chiede di essere misericordiosi perché il Padre è misericordioso: il nostro agire è conseguenza dell'incontro che abbiamo avuto con Dio. Il peccato, dunque, l'agire morale. E subito, sicuramente, ci vengono in mente le grandi tragedie della vita, gli omicidi, le stragi, le aberrazioni di cui veniamo a conoscenza, in questio giorni la guerra di nuovo in Europa! Bhé, visto tutto ciò che capita nel mondo noi non siamo poi così tanto male! Non uccidiamo, non rubiamo (nel senso di rapina a mano armata, ma se capita di grattare senza troppi danni qualche soldino...) quindi siamo a posto. Invece la Scrittura ci invita a leggere la nostra vita puntando in alto, di non paragonarci a chi si comporta peggio, trovandoci passabili, ma confrontandoci col sogno di Dio su di noi. Dio ci vede come dei capolavori, dei pezzi unici, come dei figli. Vuole che – come aquile – voliamo in alto, e noi sembriamo dei paperi che guardano con sufficienza le galline...